Lo standard di trasmissione digitale noto come
D-Star che la Icom sta introducendo su alcuni dei suoi nuovi apparati. E’
un’interessante argomento che potra’ diventare realta’ tra qualche anno e che
sta gia’ suscitando parecchio interesse nei gruppi di radioemergenza americani.
Con l’avvento delle nuove tecnologie digitali anche in campo radioamatoriale
sono stati condotti vari esperimenti e studi che hanno portato alla
realizzazione di apparati per operare in modo digitale, come avviene ormai da
tempo nella telefonia mobile.
I primi studi in tal senso sono stati condotti dal Ministero delle
Telecomunicazioni Giapponese con una ricerca durata circa 3 anni grazie al
coordinamento dell’associazione dei radioamatori Giapponesi (JARL, Japan Amateur
Radio League). Tra i partecipanti al progetto vi furono anche diversi membri di
compagnie produttrici di apparati per radiotelecomunicazioni, tra cui anche
alcuni rappresentanti della societa’ Icom. Il gruppo di ricerca riusci’ nel 2001
a completare questi studi e realizzo’ uno standard che prese il nome di
D-Star.
Nonostante si tratti di uno standard pubblicato dalla JARL e’ disponibile a
chiunque sia interessato alla sua implementazione; infatti il D-Star e’ un
protocollo “aperto”, ovvero ogni apparecchiatura radio operante secondo le
regole previste da tale protocollo, puo’ interagire con altre apparecchiature
dotate del sistema D-Star, dal momento che non e’ un sistema proprietario
e specifico di nessun costruttore. Attualmente la Icom e’ l’unico produttore che
supporta e che abbia realizzato qualche implementazione concreta di questo
sistema di trasmissione digitale della voce e dei dati su un canale radio.
In sostanza cio’ che lo standard D-Star controlla e’ quello che viene definito
l’air link, ovvero un link via etere che permette ad apparecchiature radio
D-Star di operare tra loro direttamente o attraverso appositi ripetitori
compatibili allo standard D-Star. Lo standard D-Star controlla la
conversione tra il segnale analogico della voce ricevuta dal microfono e il
segnale radio digitale trasmesso via etere, mediante il proprio codec. Lo
standard prevede la conversione sia dei segnali voce che dati. A tal proposito
gli apparati D-Star prevedono interfacce di comunicazione verso il
computer quali le porte seriali RS232, USB o Ethernet.
Per quanto riguarda il metodo di gestione dei segnali digitali voce/dati da
trasferire via ripetitore, il tutto e’ lasciato allo studio di coloro che
implementeranno questi ripetitori, dal momento che lo standard D-Star non
presuppone un vincolo in tal senso, se non nel modo di gestire la trasmissione
del segnale in etere. Pertanto la scelta del modo con cui un gateway/repeater
D-Star comunica con un altro nodo equivalente e’ del tutto libera ed arbitraria:
puo’ essere realizzato un link radio o via Internet.
Negli studi portati avanti dalla Icom la stessa casa ha prodotto una serie di
apparecchiature per realizzare una rete interamente radio, in modo da realizzare
sia la parte di accesso per l’utente, sia la parte per costruire la dorsale
della rete. Considerando la velocita’ di trasmissione dati presente sulle
singole tratte e considerando quindi la larghezza di banda necessaria, la scelta
e’ ricaduta sulle frequenze delle microonde. A tal proposito sono stati
realizzati due set di apparecchiature, la prima inerente l’accesso locale
dell’utente mediante dei ripetitori D-Star sulla gamma di 1.2GHz, mentre
per l’interlink tra gli stessi e quindi per formare la dorsale sono stati
realizzati degli apparati sulla banda dei 10GHz (dove la banda disponibile
risulta maggiore). Infatti la connessione tra i nodi della dorsale avviene ad
una velocita’ di 10Mbit/s.
Vediamo come si presenta un segnale proveniente da un’apparecchiatura D-Star.
I segnali fonia vengono “convertiti in/ricevuti da” un flusso di dati, mediante
un codec che implementa il metodo noto come AMBE (Advanced Multi Band Excitation,
eccitazione multi-banda avanzata), uno dei metodi piu’ popolari ai giorni
nostri. Viceversa se si stesse trasmettendo dati, il
computer sarebbe connesso via RS232 o porta USB all’apparato D-Star
nel caso di trasmissione a bassa velocita’, oppure
sarebbe connesso via Ethernet nel caso di trasmissioni
dati ad alta velocita’. Da qui si puo’ capire come, per gestire le
trasmissioni dati via etere, l’apparato D-Star puo’ essere connesso al PC
mediante una connessione Ethernet comportandosi come un normale apparato di
rete. Sarebbe quindi possibile accedere a web-servers, mail servers e quanto
altro disponibile nella rete D-Star, cosi’ come avviene oggigiorno via
Internet.
La velocita’ di trasmissione dati nello standard D-Star prevede una trasmissione
a 4.8Kbps per la voce e di 128Kbps per i dati; cio’ risulta sufficiente per
garantire una buona qualita’ audio della fonia fornendo al contempo una
velocita’ doppia rispetto una connessione telefonica a 56Kbps per la
trasmissione dati (circa come una connessione ISDN aggregando i due canali da
64Kbps). I dati trasmessi via etere seguono lo standard di modulazione 0.5GMSK (Gaussian
Minimum Shift Keying), un tipo di modulazione FSK che minimizza gli effetti
della distorsione delle onde radio trasmesse. I segnali D-Star sono inoltre
assemblati in pacchetti, un po’ come avviene nel famoso modo packet radio
(appunto un sistema a pacchetti da cui packet). Ogni pacchetto contiene un radio
header che consente di sincronizzare le trasmissioni degli apparati radio,
contiene il callsign di ogni ripetitore che dovesse essere coinvolto nella
comunicazione e il callsign della stazione che trasmette e di quella a cui la
comunicazione e’ destinata. In sostanza un processo simile a quanto avviene
normalmente in packet dove ogni scambio di messaggi viene incapsulato in
pacchetti contenenti il mittente, destinatario ed eventuali digipeater
frapposti.
Una delle caratteristiche salienti di questo sistema digitale di comunicare e’
che, considerata una rete piu’ o meno capillare di ripetitori D-Star su un
determinato territorio, e’ possibile raggiungere ogni stazione in ascolto
indipendentemente da dove essa si trovi ad operare, semplicemente indicando il
callsign della stazione con cui si vuole essere in contatto. Infatti, ogni
qualvolta una stazione trasmette viene inviato sempre il suo callsign come
sorgente della trasmissione; il ripetitore di zona memorizza in una propria
lista tutti i callsign che operano attraverso di esso, pertanto anche se una
stazione non trasmette per diverso tempo, ogni ripetitore conosce la lista dei
callsign che sono raggiungibili attraverso di se. Ogni ripetitore locale
comunica tale lista attraverso il backbone (la famosa dorsale descritta in
precedenza) agli altri ripetitori della rete che pertanto riescono a conoscere
gli instradamenti per raggiungere ogni utente della stessa. Quindi anche una
brevissima trasmissione verso il proprio ripetitore di zona e’ sufficiente per
essere registrati in rete. Nel momento che un altro utente della rete decidesse
di effettuare una chiamata verso la vostra stazione, sarebbe immediatamente
connesso al ripetitore della vostra zona e la sua comunicazione potrebbe
raggiungere la vostra apparecchiatura in un attimo pur operando da zone diverse,
analogamente a quanto avviene oggigiorno in packet radio quando utenti in aree
diverse comunicano tra loro mediante le interconnessioni tra i digipeater.
Esistono diverse implementazioni D-Star introdotte recentemente dalla Icom su
alcuni dei loro apparati, sia portatili che veicolari bibanda. La ARRL (American
Radio Relay League, associazione dei radioamatori Americani) ha condotto dei
test su alcuni di loro e queste sono alcune considerazioni sulla trasmissione in
fonia mediante una coppia di apparati D-Star.
Le prove sono state effettuate cercando di trasmettere in fonia digitale in
diverse condizioni di rumore sul canale radio. In una comunicazione voce di tipo
analogica, nel momento in cui il segnale tende ad abbassarsi il rumore tende ad
aumentare fino a rendere molto difficoltoso il contatto. Invece in una
comunicazione di tipo digitale, fintanto che i pacchetti vengono decodificati la
qualita’ del segnale audio non subisce alterazione dovuta all’incremento del
rumore, semplicemente perche’ il decoder ricostruisce la voce dal lato ricevente
senza pertanto essere influenzato dal rumore che renderebbe il tutto difficile
in un canale analogico. Le prove di misura sul SINAD condotte sull’esemplare
sotto esame non sono state effettuate in modo convenzionale dal momento che il
codec usato per la trasmissione del segnale e’ ottimizzato per la trasmissione
voce, per cui il test con segnale a nota di 1KHz con 3KHz di deviazione per
rilevare il rapporto segnale rumore e distorsione verso il rumore e distorsione
non risultano efficaci in questo caso. A tal scopo si e’ operato usando il
misuratore di SINAD su un segnale ricevuto in modo analogico a cui si e’
applicato un attenuatore di segnale e si e’ osservato il rapporto SINAD
ottenuto. Successivamente l’apparato e’ stato convertito in modo di trasmissione
digitale effettuando dei test comparativi tra gli apparati di TX e RX sotto
esame. Si e’ potuto rilevare una comunicazione virtualmente esente da rumore
equivalente al completo silenzio di ogni livello SINAD superiore a circa 6dB. Da
notare che mentre la trasmissione in analogico era possibile anche se rumorosa,
al punto che sarebbe stato preferibile avere un segnale di almeno 10dB piu’
forte nel modo analogico considerando circa 22dB SINAD richiesti per silenziare
completamente il ricevitore. Ad un livello corrispondente a circa 3dB SINAD in
modo analogico si e’ verificato la soglia di funzionamento in modo digitale per
riuscire ad ascoltare ancora il corrispondente. In quelle stesse condizioni non
e’ stato possibile continuare il collegamento in modo analogico.
Un’altra cosa interessante che e’ emerso dai test e’ la velocita’ di sincronismo
tra i vari apparati che rende fattibile anche il collegamento in mobile con
cattiva ricezione; infatti, nonostante la comunicazione possa essere persa
momentaneamente per l’abbassamento del segnale, essa viene ripristinata molto
velocemente appena si raggiunge ancora la soglia di riconoscimento dei
pacchetti, senza cioe’ perdere troppo tempo per il sincronismo. In tal caso e’
possibile sostenere che anche in mobile non vi sarebbero perdite eccessive di
collagamento a seguito delle fluttuazioni del segnale.